I luoghi ultimi, luoghi dipinti alla fine di un’era, sospesi nel tempo, in attesa di rinascere in nuova forma e vita.
Le sale di Palazzo Rasponi delle Teste di Ravenna ospitano una importante personale di Andrea Chiesi: una selezione di circa venti dipinti a olio su tela di lino di medie e grandi dimensioni realizzati a partire dai primi anni 2000 fino ad oggi, molti dei quali inediti. La mostra include anche lavori ad inchiostro, disegni a pastello, taccuini, e le copertine di dischi disegnate negli anni ’90.
Da quasi 30 anni Chiesi si ispira al paesaggio contemporaneo, disegna e dipinge luoghi abbandonati, fabbriche, periferie, ma anche corridoi, archivi, biblioteche, misteriosi interni di abitazioni. Del mondo reale rimane un’eco di sottofondo, la pittura attraversa una soglia invisibile che conduce ad un mondo interiore. Attraverso una tricromia essenziale questi luoghi smettono di essere parte del paesaggio, rinascono in un mondo silenzioso, una astrazione mentale fuori dal tempo. La pittura è lo strumento per una ricerca della luce attraverso l’ombra, un percorso spirituale che affronta i concetti di impermanenza e vacuità. Le ultime tele e i più recenti disegni si confrontano anche con la natura, gli alberi e le piante selvatiche che ritornano nei luoghi abbandonati dall’uomo.
Nel percorso espositivo è presente un video documentario realizzato da Andrea Nocetti e Giulia Caverni dedicato alla vita, al lavoro e allo studio dell’artista.
Accompagna la mostra la monografia Eschatos edita da Silvana Editoriale prodotta dalle gallerie Guidi&Schoen Arte Contemporanea, D406 Arte Contemporanea ed NM Contemporary, che comprende una lunga intervista del critico d’arte e incisore Franco Fanelli, uno scritto del poeta e cantante Giovanni Lindo Ferretti con cui Chiesi ha collaborato in diverse occasioni, e un testo della poetessa Maria Grazia Calandrone.
Alcuni dipinti sono ispirati alle fotografie del compagno di esplorazioni Roberto Conte.
Chiesi insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e ha voluto omaggiare la città che lo ospita dedicandole alcuni lavori, in particolare alla Darsena, nelle cui vicinanze si trova la sede dell’istituzione.
All’Accademia è dedicata una sezione all’interno della mostra, in collaborazione con il Dott. Paolo Trioschi e la Prof.ssa Paola Babini.
Certi dipinti mi ricordano i mandala, le rappresentazioni geometriche dell'universo, e li realizzo come se recitassi dei mantra. Mi affascinano gli anonimi pittori monaci medievali che pregavano prima di dipingere i codici miniati… anche se le mie non sono opere religiose, nel mio lavoro è sempre presente una componente mistica.
Ogni volta che mi sono intrufolato negli edifici abbandonati ho sempre incontrato la natura ribelle… Leggendo Il Manifesto del terzo paesaggio di Gilles Clèment mi sono sentito a casa, da trent'anni vago nel paesaggio che lui ha identificato, le grandi aree o piccoli spazi abbandonati quasi invisibili in cui la natura lentamente riprende il sopravvento…
Più dei giardini mi attraggono i boschi. È una compensazione. Tutto scorre, sul lungo periodo la natura si riappropria delle cose… Dipingo queste cose perché le sento simili a me.
(dalla monografia di Silvana editoriale)